Titolo: La cura del gorilla
Titolo originale: La cura del gorilla
Italia.: 2006. Regia di: Carlo A. Sigon Genere: Thriller Durata: 104'
Interpreti: Ernest Borgnine, Claudio Bisio, Stefania Rocca, Bebo Storti, Antonio Catania, Gisella Sofio, Kledi Kadiu, Fabio Camilli
Sito web ufficiale:
Sito web italiano:
Nelle sale dal: 03/02/2006
Voto: 5,5
Trailer
Recensione di: Ciro Andreotti
L'aggettivo ideale: Sbagliato
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Fra Milano e Cremona vive Sandrone Dazieri detto “il Gorilla”, un ex-frequentatore dei centri sociali con un contratto da onorare come guardia del corpo per una vecchia star di Hollywood di passaggio in Italia. Sandrone però ha una doppia personalità: ogni volta che si addormenta o sviene si risveglia più cattivo e completamente privo di scrupoli nei panni “del socio”.
Facile ritrovare in questa pellicola prodotta dalla Colorado Film le stesse lacune che tormentano il noir made in Italy degli ultimi anni.
Il cast di supporto di questa prima uscita del “Gorilla”, è infatti in moltissimi suoi membri il medesimo delle precedenti fallimentari prove della truppa capitanata da Maurizio Totti (Nirvana – Gabriele Salvatores, 1997 -, Quo vadis baby? – Gabriele Salvatores, 2004): Gigio Alberti, nel ruolo di un hacker idealista e rintanato perennemente nelle viscere di uno scantinato, Bebo Storti in quello di un poliziotto rude e poco avvezzo alle buone maniere, Stefania Rocca nella parte di una ragazza dei centri sociali, Antonio Catania in quelle di un losco figuro che fa da agente del protagonista e Claudio Bisio in quelle di un ex – Leoncavallino che la vita ha preso a calci più e più volte.
La pellicola, nonostante il cast iper rodato e impreziosito dal grande caratterista americano Ernest Borgnine, fallisce proprio dove avevano fallito i suoi predecessori ovvero la trasposizione cinematografica.
Lo stesso autore del romanzo, Sandrone Dazieri, perfetto omonimo, e omologo del protagonista, assistito nel ruolo di sceneggiatore sia dal regista (Carlo Arturo Sigon) che da Pasquale Plastino, si rende responsabile di una trama che non delinea a sufficienza né il personaggio del protagonista né gli altri né tanto meno un intrigo investigativo che, partendo dalla presunzione di trascinarci nelle spire di una metropoli underground come Milano e il suo hinterland, finisce per spegnersi in un fuoco di paglia male orchestrato e pieno di lacune narrative.
Lo sdoppiamento che costituisce il dramma di Sandrone si rivolta velocemente contro la pellicola come un boomerang impazzito: le affermazioni soppesate e il prorompente arrivo del “socio”, ovvero del lato più schizofrenico del gorilla, creano solamente una serie di uscite tragicomiche, una serie semplice e semplicistica di effetti ilari che poco hanno a che fare con il tormento dettato da una malattia che, meglio approfondita, avrebbe potuto dare il là a una storia interessante, piacevole e affine alle giuste pretese del cast.
La regia offre poi poco in termini di linearità di direzione ed è più avvezza a sketch brevi, veloci e sincopati, vittima del passato di Sigon, proveniente dal mondo della pubblicità e qui alla sua prima esperienza cinematografica.
Il personaggio del “Gorilla” è infine cucito sulle spalle di un pur valido attore come Claudio Bisio, che però sembra essere vittima della comicità che lo ha reso celebre, finendo per conferire al suo personaggio il triste aspetto di una brutta copia del Deckard di Blade Runner, avvezzo a narrare la storia in terza persona per rendere partecipe lo spettatore del suo punto di vista.
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