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Prisoners (Prisoners) USA 2013 Regia di: Denis Villeneuve Genere: Thriller Durata: 157' Cast: Hugh Jackman, Melissa Leo, Jake Gyllenhaal, Paul Dano, Maria Bello, Terrence Howard, Viola Davis, David Dsasrmalchian.
Nelle sale dal: 07/11/2013 Recensione di: Ciro Andreotti Voto: 7 L'aggettivo ideale:Opprimente...
La vita di due famiglie viene sconvolta quando, durante il pranzo per la festa del ringraziamento, le loro figlie più piccole scompaiono senza lasciar traccia. A capo delle indagini arriva l’esperto di rapimenti detective Loki e immediatamente i sospetti convergono su Alex, un ragazzo con problemi mentali. Keller Dover, padre di una delle vittime, vorrebbe che l’uomo venisse immediatamente arrestato.
Per questo, quando Alex viene liberato per insufficienza di prove, Keller decide di muoversi da solo.
Hugh Jackman e Jake Gyllenhaal a capi opposti di un tavolo a litigare contro il tempo che potrebbe fare ritrovare morta la figlia del primo.
Il Detective Loki (Gyllenhaal) si misura con sensi di colpa e un’insonnia che pare non dargli tregua, mentre il franco - canadese Villeneuve firma un thriller piscologico che pare un inno al monicelliano “Un borghese piccolo piccolo”, con Jackman a fare il verso ad Alberto Sordi, padre, vedovo e in cerca di vendetta.
Il tema dominante, per quanto trattato in altre pellicole, Mystic River e il Silenzio degli innocenti per citare i primi facili esempi, è il desiderio di narrare le fragili sicurezze nei quali si muove la società USA, fatte di tradizioni consumate all’ombra di un focolare che può, anche in seno alle piccole comunità rurali, celare orrori insospettabili.
La fotografia di un paesaggio livido e battuto da una pioggia incessante rende ancora più lugubre lo scandirsi lento dei minuti e delle decisioni dalle quali possono dipendere la sopravvivenza delle due vittime.
Paul Dano aggiunge alle prove dei due protagonisti - particolarmente calzante quella di Gyllenhaal nella parte di un poliziotto esperto e comprensivo, per il quale il bene delle vittime e dei famigliari è supremo - quella di un uomo fuori dal tempo, disadattato e quindi facilmente sospettabile.
Così come il premio Oscar Viola Davis nella parte di una madre ferita e altrettanto disperata. Due ore e mezza che trascorrono nella verde campagna della Pennsylvania alla ricerca di una soluzione che giungerà quasi a tempo scaduto e con il medesimo suono di un pugno al centro dello stomaco.
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