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Regali da uno sconosciuto - The Gift PDF Stampa E-mail
Scritto da Luca Orsatti   
giovedì 03 marzo 2016

Titolo: Regali da uno sconosciuto - The Gift
Titolo originale: The Gift
USA 2015 Regia di:  Joel Edgerton Genere: Thriller Durata: 108'
Interpreti: Jason Bateman, Rebecca Hall, Joel Edgerton, Allison Tolman, Tim Griffin, Busy Philipps, Adam Lazarre-White, Beau Knapp, Wendell Pierce, Mirrah Foulkes
Sito web ufficiale: www.giftmovie.com
Sito web italiano: www.regalidaunosconosciuto.it
Nelle sale dal: 03/03/2016
Voto: 7
Recensione di: Luca Orsatti
L'aggettivo ideale: Essenziale....
Scarica il Pressbook del film
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regali-da-uno-sconosciuto_leggero.pngSimon (Jason Bateman) e Robyn Callum (Rebecca Hall) si sono appena trasferiti a Los Angeles; quartiere blasonato, abitazione da ricchi, i due scelgono di ripartire da qui. Cosa sia accaduto in precedenza non è dato capire, tuttavia le cose non potrebbero andare meglio per la coppia, ma soprattutto per Simon, che ha appena trovato lavoro presso una grossa multinazionale. Capita allora che i due vadano a fare acquisti per la nuova casa, e Simon incontri un vecchio conoscente, tale Gordon (Joel Edgerton).
Situazione imbarazzante, visto che quest’ultimo non viene di tutta prima riconosciuto, salvo poi rievocare alcuni ricordi in Simon, il quale però saluta e si allontana. Gordon effettivamente è un tizio alquanto particolare, per certi versi inquietante; scopre subito dove i Callum vivono e comincia a far trovare davanti la loro porta dei regali. Robyn apprezza molto la premura di Gordon, tanto che lo invita a casa, addirittura per una cena. Ma poco alla volta i tentativi di avvicinamento cominciano a destare sospetti.

Esordio dietro la macchina da presa per Joel Edgerton, che con The Gift si dà al più classico dei thriller. Una fedeltà al genere che va accettata per quello che è, prendere o lasciare. Tuttavia non si può glissare così impunemente sulla padronanza che dimostra Edgerton in relazione a certi escamotage e misure del dispositivo.
In questo debutto, infatti, poche svolte sono in qualche modo “prevedibili”, ed alcuni twist che vanno susseguendosi da un certo punto in avanti funzionano.
Riprendendo peraltro un leitmotiv tipico di certo genere, che vuole la donna quale vera vittima, “braccata” da una o più figure maschili. Un ritorno al tenore di opere come quelle di Hitchcock prima e De Palma dopo, in rapporto ai quali The Gift pare per certi versi un esercizio. Malgrado la palese impronta, comunque, è innegabile la capacità di Edgerton nel tenerci incollati alla vicenda anche grazie ad una regia pulita, per certi versi essenziale. Che è una delle ragioni principali per cui, sotto certi aspetti, il tutto fili liscio dall’inizio alla fine.

E si tratta dell’ennesimo centro per Jason Blum, che ha colto il potenziale del progetto dando una chance ad un debuttante, per quanto attore affermato. A distanza peraltro di pochi mesi da The Visit, altro fenomeno che non avrà convinto tutti ma che ha comunque riportato in auge Shyamalan, grazie ad un prodotto particolare e tirato fuori con un budget piuttosto contenuto (parliamo di 5 milioni di dollari in entrambi i casi). Un lavoro, quella della Blumhouse Production, a cui va riconosciuto il giusto merito per questo suo riprendere certo cinema di genere rendendolo appetibile senza per questo mortificarlo.
Ci pare che con The Gift si riproponga un’operazione analoga, nel senso di riuscita, oltremodo equilibrata. Tutto infatti concorre al buon esito del progetto, da una scrittura che denota, come già accennato, una buona familiarità col genere, sapendo Edgerton come lavorare sulla tensione e come rilasciarla nei tempi e nei modi appropriati, passando per delle performance notevoli da parte dei suoi attori, che è non di rado una delle componenti più trascurate in film di questo tipo. Da cui peraltro The Gift non si discosta poi tanto in un primo momento, salvo poi accumulare bene e registrare un’impennata decisiva da un certo punto in avanti.

Opera per certi versi addirittura rilevante, poiché non è facile denotare così tanta confidenza sebbene nell’ambito del rimando continuo, strutturale al progetto in questo caso. Abbiamo citato Hitchcock e De Palma, ma le vibrazioni più evidenti ci riportano per lo più a quest’ultimo, per via di quell’atmosfera anni ’80 che si respira un po’ per tutto il film. Che sa essere perverso, disturbante, in fin dei conti un horror mascherato da thriller (non a caso in due/tre occasioni si salta pure dalla sedia).
Quel suo attardarsi su concetti quali vendetta e inganno lo rendono ancora più accessibile, oltre che interessante.
Riuscendosi addirittura a concedersi frasi del tipo: «Solo perché hai chiuso col passato, non vuol dire che il passato abbia chiuso con te», che è quanto di più inflazionato si possa sentire.
Eppure in questa linea di dialogo c’è la storia non tanto di Simon, Robyn e Gordon, bensì di un film che non ha vergogna nel chiarire il proprio debito e mostrarsi per ciò che è, ossia un sentito omaggio. Fatto però con insolito criterio.

Trailer

 
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