Titolo: The November Man
Titolo originale: The November Man
USA: 2014. Regia di: Roger Donaldson Genere: Thriller Durata: 108'
Interpreti: Pierce Brosnan, Olga Kurylenko, Luke Bracey, Bill Smitrovich, Will Patton, Eliza Taylor, Lazar Ristovski, Caterina Scorsone, Patrick Kennedy
Sito web ufficiale: www.thenovemberman.com
Sito web italiano:
Nelle sale dal: Inedito
Voto: 5
Trailer
Recensione di: Dario Carta
L'aggettivo ideale: Ordinario
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Evidente inchino alle pagine di Le Carrè e Ludlum,"The November Man" del regista Roger Donaldson reclama le ambizioni di un cinema in corsa che qui ha il fiato troppo corto per raggiungere il ritmo di Bond o Bourne.
Spy Action Thriller con una sceneggiatura di Michael Finch e Karl Gajdusek basata sul romanzo "There Are No Spies" di Bill Granger,settimo appuntamento con la serie "November Man" pubblicato nell'87,il lavoro è la canonica configurazione dello spettacolo dalla voce alta e le ossa deboli,nonostante le migliori intenzioni del binomio Donaldson-Brosnan,già insieme nel modesto "Dante's Peak" del '97.
Il film apre con un prologo ambientato nel 2008.
Il veterano agente CIA Peter Devereaux (Pierce Brosnan) è in missione con il giovane Mason (Luke Bracey) in Montenegro,per sventare un attentato,ma Mason non ubbidisce ad un ordine di Devereaux e un ragazzino rimane ucciso.
Frustrato e inseguito dal rimorso,Devereaux si ritira in Svizzera chiudendo la porta con il passato e dedicandosi a tutt'altra attività,mentre Mason cresce di grado nell'Agenzia.
Cinque anni dopo l'incidente Devereaux viene richiamato dalla CIA per pianificare la fuga di una agente in Russia,con cui Devereaux ebbe in passato una relazione da cui nacque una bambina e che è in possesso di informazioni sul criminale russo Federov (Lazar Ristovski),ora coinvolto nella politica delle alte sfere.
L'operazione fallisce,una probabile talpa muove i fili al buio,una squadra CIA al comando di Mason interviene e la donna viene uccisa.
Nel corso delle indagini Devereaux,inseguito da Mason e da una killer russa,incontra Alice Fournier,al corrente di informazioni su degli omicidi che collegano il conflitto russo-ceceno a traffici condotti da Federov.
Chi avesse famigliarità con le pagine di Le Carrè o di Lee Child,ne troverebbe in "The November Man" un evidente ossequio,così come sarebbe inopportuno negare le fitte occhiate ai titoli di Bond e alla saga di Bourne.
Ma entrambi i riferimenti letterari e di spettacolo non sono condizione sufficiente per ratificare un'identità ad un film troppo attento a riverire i clichès del vocabolario di genere per prediligere i connotati di una energia nuova.
Realizzato in una formula routinaria in composizione,ritmo,impianto narrativo,score e montaggio,"The November Man" è cinema asciugato in nerbo e sostanza ed il lavoro fa il suo bravo scivolone nel piccolo schermo delle produzioni televisive seriali senza intrighi e sensazioni.
Le coordinate sono allineate nella proverbiale prevedibilità di catalogo: inseguimenti, talpe, vendetta, tradimento, droni, sparatorie, complotti e politica,ma il tono è quello spento di un'energia disattesa.
Peraltro,se il beat di Bourne non arriva,Brosnan vanta il retaggio che gli vale il physique du role in una performance per cui l'intero lavoro gli deve essere grato.
Non va certo cercato il Sense of Wonder in "November Man",ma se il fascino dell'ambiente ha il diritto a dire la sua,al film non manca lo charme di uno scenario est europeo che,declinato nei suoni,rumori e colori di una raccolta fotografica diversa dall'ordinario,segna per il film un punto in suo favore.
Ma la debole identità del film chiede anche conto alla fiacca galleria dei protagonisti in moto agitato come molecole sparse in un racconto in stallo davanti alle loro interazioni.
A partire dal rapporto fra Devereaux e Mason.
A metà strada fra una sublimazione psicologica tra padre e figlio e una relazione guastata fra maestro e allievo,il legame tra i due protagonisti non alimenta alcuna tensione nel racconto e non è sostanza sufficiente a chiedere partecipazione e riflessione.
Devereaux lascia sul campo una compagna di vita,ma anche qui la condivisione è del tutto superficiale,mancando una storia raccontata,un ricordo o un accenno che sondi il passato dell'agente.
Tutto il corpo dei dialoghi scorre senza fare presa e segue un modello stereotipato senza smalto e guizzi.
La brace del fuoco russo-ceceno brucia poco sotto la cenere tiepida di una citazione distratta,più pretestuale per la sceneggiatura che elemento concreto sullo sfondo di una realtà tanto attuale quanto sofferta.
Il dramma di Mila non agita viscere,non muove emozioni e rimane contestuale ad una narrazione quasi pragmatica.
Luke Bracev regala al suo Mason il beneficio di un solo sguardo e di una singola espressione. Il risultato è di non riceverne alcuna forma di interesse.
L'odiosa realtà di Arkady Federov non aggiunge nulla alla sfilata degli innumerevoli cattivi che da oltrecortina aggiornano i ricordi della Guerra Fredda.
Ma se forse Brosnan non avrà più Brioni,l'eleganza in scena gli spetta in merito e di diritto.
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