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Scritto da Marianna Cappi   
venerdì 25 luglio 2008

Big City
Titolo originale: Big City
Francia: 2007 Regia di: Djamel Bensalah Genere: Western Durata: 100'
Interpreti: Manon Chevallier, Lorànt Deutsch, Artus de Penguern, Eddy Mitchell, Claire Borotra, Julien Courbey, Vincent Valladon, Olivier Barroux
Sito web: www.bigcity-lefilm.com
Nelle sale dal: 23/07/2008
Voto: 6
Recensione di: Marianna Cappi

bigcity_leggero.jpegAttorno al 1889 nel lontano ovest d'America, la tranquilla cittadina di Big City attende l'arrivo di una carovana di emigranti. Ma gli indiani assaltano il convoglio lungo il cammino e lo sceriffo della città è costretto a richiamare alle armi tutti gli uomini per correre a difenderla. Dopo di loro, anche le donne partono per andare in soccorso dei mariti e, l'indomani, Big City si sveglia orfana dei suoi adulti. Ad abitarla sono rimasti solo i bambini, un vecchio ubriacone (Eddy Mitchell) e lo scemo del villaggio. Dopo una mattinata di pura anarchia, i ragazzini si organizzano facendosi carico ognuno del lavoro del genitore. Purtroppo, però, i bambini non mutuano dai grandi solo abiti e professioni, ma anche pregiudizi e errori.
Posizionandosi sotto l'ala protettrice del Signore delle mosche e ispirandosi ai Piccoli Gangster di Alan Parker, il regista Djamel Bensalah porta in scena una schiera di attori rigorosamente under 14 e dipinge, con i colori allegri del gioco e con le tinte forti dei sentimenti primari, un'allegoria del mondo moderno e dell'Europa stretta alle frontiere dalle nuove popolazioni, desiderose di integrazione ma ripudiate e temute in nome di vecchi e nuovi conati d'orgoglio.
Per farlo, si affida all'abbraccio di un genere tra i più codificati, il western: luogo cinematografico "adulto" ma anche patrimonio infantile delle sfide tra squadre rivali di cowboys e di pellerossa. Tutti i canoni sono gestiti con osservanza, dall'ambientazione post guerra di secessione a ridosso del progresso (il sindaco promette la ferrovia) alla categorizzazione di buoni e cattivi in base alle regole non scritte della generosità e della violenza, piuttosto che alla legge del libro, che si può aggirare o comprare. L'origine francese rende il quadro esotico e scevro dai complessi autocelebrativi di tante pellicole americane. .
Dentro la cornice del far west (situata all'interno di un'altra cornice in bianco e nero francamente inutile) si dipana una godibile lezione di educazione civica per immagini, né troppo edulcorata né forzatamente "a tesi".
Vedere i fratellini Jefferson e Independance fare le spese di un'abitudine alla schiavitù che si perpetua di generazione in generazione nonostante la messa al bando, o ripercorrere l'invidia e la sete di potere che hanno portato alla formazione del ku klux klan in un trio di undicenni che si divertono ad uccidere i gatti del paese per incolpare un coetaneo cinese, provoca il giusto shock e rinnova le responsabilità collettive.
Film per ragazzi, fatto dai ragazzi, con qualche scherzo diretto agli adulti (il piccolo James Wayne pensa a quando avrà un figlio e lo chiamerà John, perché "John Wayne" suona bene) Big City rinnova la speranza che, se i film possono riscrivere i generi, i futuri uomini possano riscrivere la storia.

 
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