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Jojo Rabbit PDF Stampa E-mail
Scritto da Ciro Andreotti   
domenica 19 gennaio 2020

Jojo Rabbit (Jojo Rabbit) Nuova Zelanda, Stati Uniti, Francia 2019 Regia di: Taika Waititi Genere: Drammatico Durata: 108' Cast: Roman Griffin Davis, Taika Waititi, Sam Rockwell, Scarlett Joahansson, Alfie Allen, Stephen Merchant, Rebel Wilson, Thomasin McKenzie, Archie Yates.
Nelle sale dal:
16/01/2020
Recensione di: Ciro Andreotti Voto: 7
L'aggettivo ideale: Potente...

Johannes è un bambino viennese di dieci anni che vive con sua madre Rosie, abbandonata dal marito partito per il fronte italiano, ejojo_rabbit.jpeg con un’altra figlia morta a causa di una malattia.
Nella vita di Johannes, da tutti chiamato Jojo, l’idea della supremazia nazista è talmente radicata al punto di avere come amico immaginario una versione fanciullesca di Adolf Hitler. Tutto però cambierà quando scoprirà che sua madre sta nascondendo in casa una ragazza ebrea.

L’infanzia di un giovanissimo membro della gioventù hitleriana marcia con il passo marziale di una versione infantile e amichevole del Führer, impersonato dallo stesso regista, che dal piccolo Jojo non pretende null’altro che fedeltà cieca e totale declinata attraverso perle di strategia bellica e di supremazia ariana narrate come se ci si trovasse all’interno di un grande gioco.

Taika Waititi che da tempo progettava di portare in scena il romanzo di Christine Leunens, riesce nell’intento di narrare la conclusione della seconda guerra mondiale come una sorta di rivisitazione de “La vita è bella”, ma questa volta il protagonista non è un adulto ebreo che deve fare digerire il campo di prigionia al figlio riuscendovi solamente grazie alla sua capacità di trasformarlo in un eterno gioco, ma bensì un bambino cresciuto nella Vienna degli anni ’40 che vede nel nazionalsocialismo la possibilità di farsi accettare dal mondo adulto e se poi quest’ultimo si copre di ridicolo con capitani da macchietta, ufficiali di esercito e Gestapo ai margini del surreale, poco importa, fino a quando nella sua vita non entrerà a sorpresa un’ospite indesiderata, la diciassettenne Elsa, ragazza ebrea amica della sorella morta, e che progressivamente gli farà cambiare idea.

Il dodicenne Roman Griffin Davis riesce alla sua prima prova a reggere il palco al fianco di attori consumati come lo splendido Sam Rockwell, nel ruolo del capitano alcolista Klenzendorf, e Scarlett Johansson in quello della madre protettiva ma ottimista, Rose.

Il messaggio finale è potente e commovente e il film è un inno sorridente all’uguaglianza e ai desideri di pace e ottimismo.
Il risultato finale, al di là del botteghino, potrebbe inoltre riservare al piccolo Jojo, e al suo amico Adolf, il privilegio di afferrare quella statuetta che oltre due decadi or sono sfuggì al film diretto da Roberto Benigni ovvero quell’Oscar, come migliore film, che in tal caso non ci sembrerebbe assolutamente immeritato.

 
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